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La ‘vita’ di Cathie Jung

24 marzo 2009

Chi bello vuol apparire un po’ deve soffrire. E da che mondo e mondo a soffrire per essere belle sono le donne.

 
Nel corso della storia si sono viste infinite evoluzioni della concezione del bello e così anche dei modi per raggiungere tale concetto, a partire dai tatuaggi, per passare ai piercing, attraversando poi un elenco infinito di ‘strumenti di tortura’. In epoca moderna con un mutamento ulteriore del concetto estetico e con sviluppo tecnologico, per le donne (ed in misura sempre maggiore agli uomini) è diventato possibile farsi belle senza comportare sofferenza fisica, e in quanto donna ringrazio di tutto ciò.
In questi ultimi sessant’anni si è visto un passaggio del concetto di donna perfetta dalle formose Marylin Monroe e Sofia Loren, alla scheletrica Twiggy, per arrivare ad un’epoca in cui sulle copertine compaiono modelle di ogni genere: magre, formose, femminili, androgine,ecc…

Il bello, come si dice, è un concetto relativo e soggettivo. Ma è sempre così? Se si eccede in vanità non si finisce con l’ottenere l’effetto opposto?

Cathie Jung, detentrice del record mondiale per il girovita più sottile, ha una vita di 38,1 cm. Questa particolare donna inglese da 15 anni indossa il corsetto 24 ore a giorno per mantenersi in forma. Una clessidra umana. Probabilmente, se fosse nata in epoca vittoriana, sarebbe stata ambita da molti e le sue forme decantate in poesia.
Un recente studio scientifico americano, pubblicato sulla rivista britannica «Proceedings of the Royal Society, Biological Sciences», che vuole dimostrare come la vita stretta – e la conseguente conformazione «a clessidra» – sia una caratteristica della bellezza femminile irrinunciabile nei secoli. Ma forse un girovita grande quanto un barattolo di maionese che infrange ogni regola di normalità sarebbe stato eccessivo anche per il passato.
Nell’epoca vittoriana avere un vitino da vespa era considerato un pregio ma non tutte nascevano con la fortuna di avercelo naturalmente così l’unico stratagemma era quello di utilizzare delle strutture meccanica per alterare le forme naturali del corpo sin da bambine. Strumenti di potere seduttivo, col tempo però si scoprirono i problemi fisici che conseguivano naturalmente a questa pratica: deformazioni della cassa toracica, malformazioni ossee, spostamento degli organi interni (come l’intestino che si muove verso il basso ventre), compressione dei polmoni con conseguenti difficoltà respiratorie, tubercolosi, dipendenza dal corsetto con l’instaurarsi di insufficienza muscolare, senza contare che le stecche di balena, con cui erano fabbricati per gonfiare il corpo dove serviva e snellirlo altrove, potevano rompersi e lacerare le carni e, a volte, gli organi interni.

 
L’impavida Cathie, che fino ad oggi non ha risentito di nessuno di questi sintomi anche se consapevole di tali rischi ( a parte la possibilità di rottura delle stecche di balena poiché i corsetti moderni sono fatti di ben altri materiali), continua a praticare il cosiddetto Corset training, ovvero il vivere giorno e notte con un corsetto per deformarsi il giro vita. L’obiettivo di tale pratica è quello di slanciare il seno, sottolineare i fianchi e raddrizzare a postura e non sempre arriva all’eccesso: l’obiettivo, in genere, è quello di aiutare le persone ad ottenere una forma fisica piacente unendo il Corset training ad un costante allenamento a ad una dieta equilibrata.

In un’epoca in cui il tasso di obesità cresce a vista d’occhio, a causa della vita sedentaria e dell’alimentazione scorretta, questa pratica può aiutare a raggiungere una discreta forma fisica e a migliorare le proprio ‘prospettive future’.
Secondo uno studio su 350.000 persone pubblicato sul New England Journal of Medicine, l’ampiezza del girovita è indicativo del rischio di morte del soggetto in causa: ogni 5 cm in più di girovita, il rischio di morte aumenta del 17% per gli uomini e del 13% per le donne, e se esso supera i 120 cm e 100 cm rispettivamente negli uomini e nelle donne, tale rischio di morte è doppio rispetto ad altri soggetti con girovita inferiore rispettivamente agli 80 cm e 65 cm. Il grasso addominale infatti, secondo le ricerche più recenti, aumenta il rischio di diabete e di malattie cardiovascolari.
Viene da chiedersi se il girovita stretto la allunga veramente la vita.

2 commenti

  1. […] spirituale del movimento dei Modern Primitives, ha anch’egli deciso di sperimentare su di sé deformazioni corporali per esplorare gli stadi profondi del dolore fisico fino a superarlo in un turbine di estasi mentale […]


  2. Apprezzo l’impegno e il coraggio di questa persona nel “deformare” il suo corpo, per vari motivi e obbiettivi da lei perseguiti… però è un orrore… ma cm si fa a considerare una forma fisica come questa, sexy? il corpo dev’essere proporzionato in tutte le sue parti non importa “grasso o magro” l’importante è che rispetti le proporzioni, può essere concessa anche una piccola sproporzione che rende caratteristico e particolare un “fisico” ma questo è davvero troppo… ed è quasi macabro direi…



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