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Un amore lungo 81 anni

18 aprile 2009

Di fronte al proliferare di separazioni e divorzi in Italia e nel mondo su cui si potrebbe stendere un velo pietoso, la storia di Thomas Morgan e Elizabeth Caerleon  appare come uno spiraglio di luce, un esempio per le coppie di ora che vivono il matrimonio con la leggerezza con cui si compra un vestito: quando lo si compra si sa che, se non ci piacerà più, lo si potrà buttare via..
Thomas e Elizabethhanno festeggiato le nozze di platino rimanendo sposati dal 4 maggio 1809 per 81 anni e 260 giorni fino alla morte di lei il 19 gennaio 1891 conquistando così il record per il matrimonio più lungo.
“[…]finchè morte non ci separi” dice la promessa di che gli sposi si fanno durante la cerimonia, e loro l’hanno presa alla lettera, come dovrebbe essere.
I dati però rivelano che non è così.
Il modo di concepire il matrimonio sta mutando con la società: crescono i le cerimonie con partner stranieri, nascono quelle con partner dello stesso sesso, aumentano i contratti per la separazione dei beni, crescono quasi esponenzialmente le separazioni e i divorzi dopo pochi anni di matrimonio e così via.
Un riconoscimento quindi ai due “sposini” inglesi che hanno saputo far fronte alle difficoltà del matrimonio restando sempre e comunque insieme.

Una promessa è una promessa!

 

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Torna lo Show dei record

16 aprile 2009

Dopo il grande successo della scorsa edizione del 2008, anche quest’anno torna Lo show dei record (si possono già vedere le pubblicità in televisione con la programmazione fissata per aprile) , la trasmissione in onda su canale 5 condotta da Barbara d’Urso che permette ai detentori di record di farsi conoscere grazie alla televisione, e agli aspiranti recordman, di realizzare il proprio sogno.

MI sembra doveroso il consiglio di guardare le cinque puntate del programma non solo per la curiosità delle esibizioni, ma anche perchè grazie alle interviste della conduttrice, è possibile conoscere personaggi ospiti del programma che si raccontano al pubblico.

Da menzionare la futura presenza di Pingping a fianco della conduttrice nella nuova edizione dello show.

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72 ore di fila davanti alla televisione: Suresh Joachim

14 aprile 2009

La diffusione della tecnologia sta progressivamente cambiando il nostro modo di vivere.
Automobile, telefonino, frigorifero, lavatrice e quant’altre comodità sono subentrate nelle nostre abitudini quotidiane in modo irreversibile!
Ma tra tutte una si è da sempre distinta per la forte influenza che ha da sempre avuto sui suoi utilizzatori: la televisione. Essa è entrata in poco tempo a far parte dei beni di largo consumo in primo piano fra le attività predilette come passatempo nella maggior parte del mondo.
Ora però iniziano a manifestarsi i sintomi dell’abuso che spesso se ne fa.

L’australiano Suresh Joachim ne è un esempio lampante: si è guadagnato il titolo di Guinness World Record stando per ben 72 ore davanti alla televisione grazie all’ausilio di 30 tazze di caffè.

 Non è il primo record però detenuto da Joachim, che infatti è già noto per altri record (più di trenta!) di cui vantarsi tra cui quello per il maggior tempo consecutivo in bilico su un piede di 76 ore e 40 minuti, per le 100 ore di ballo da solo senza sosta e per i 56 chilometri percorsi carponi. (sul sito personale è possibile vedere tutti i suoi records  ).

Siamo di fronte ad un ulteriore caso di esibizionismo? Come al solito c’è dietro qualcos’altro.

«Mi sono accorto che tutte le persone del Guinness sono diventate famose per qualcosa di speciale. Voglio sfruttare la fama per aiutare gli altri»  (da Le mille stranezze del libro dei record – Repubblica – 14 ottobre 2006) ha rivelato in un’intervista, svelando ciò che stava nascosto dietro a tanto marcata mostra di sé.

In futuro,  ad esempio,  ha in programma una maratona grazie alla quale conta di raccogliere un milione di dollari in favore dell’UFFORSC (Universal Fund for Suffering Children), un’associazione di cui è il segretario generale il cui scopo è di provvedere ai bisogni primari di cibo, salute, educazione dei bambini di tutto il mondo.

Dal sito dello stesso Joachin si possono  leggere le sue intenzioni: “I, Suresh Joachim, am deeply disturbed and stirred by the ongoing violence and its direct impact on children. Poverty, disease and war have increased the number of suffering children and all my endeavors will be designed to help suffering children all over the world. To spread my message in World I am attempting new world records with the aim of spreading world peace and to create an awareness of suffering children. The UFFORSC (Universal Fund For Suffering Children) branch has been inaugurated in Australia, Canada for helping millions of suffering children in Asia and Africa. My ultimate aim is to carry a peace torch commencing in 2009 from Jerusalem (Jesus Birth Place) to Canada covering 54 countries including 88 major cities passing the torch to dignitaries in these countries.I will be covering 6,000 km to raise one billion dollars for my purpose.Also Suresh Joachim will submit a petition to the United Nation with million signatures to make June 24 a global cease fire day. I welcome all like-minded people to join and work for the same .”

 

Non siamo quindi di fronte ad un altro caso di dipendenza dal televisore i cui effetti sono noti ormai (perché un po’ tutti ne soffriamo ogni tanto chi più e chi meno) ma al formidabile esempio di come si può far convergere la semplice fama in qualcosa di encomiabile dal punto di vista umano.

L’importante è che, stando tutto quel tempo attaccato alla tv, non abbia dato il cattivo esempio ai bambini che tanto ama.


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Anche Striscia la notizia entra nel Guinness World Record Book

11 aprile 2009

Un accenno ad uno di programmi cult che hanno fatto la storia della televisione italiana entrato anch’esso a far parte dell’olimpo dei Guinness World Record: Striscia la notizia.
Il telegiornale satirico più seguito in Italia infatti, in occasione del suo ventesimo compleanno, ha allestito una mostra nella triennale di Milano degna della fama del programma di Antonio Ricci, tanto da fargli aggiudicare un titolo da Guinness. Oltre alla particolarità della scenografia, il merito di tale riconoscimento va ai 4.138 minimonitor da 7 pollici (ognuno dei quali che mandava in onda una puntata dei 20 anni di Striscia dl 1988) che sono andati a costituire l’installazione video più grande del mondo nella storia, così come è stata attestata dal direttore del Guinness World Record di Londra che si è personalmente recato sul posto.

Il motivo di tale “spiegamento di forze” è da ricercare nell’importanza che ha acquisito Striscia la notizia all’interno del panorama mediatico. All’interno di un’offerta ormai quasi omologata dell’informazione, il telegiornale satirico si è così differenziato proponendosi come ultimo “baluardo della verità televisiva” acquisendo la fiducia e la fedeltà della maggioranza degli spettatori ed dando inizio alla sua inarrestabile scalata del panorama mediatico.

 
Anche se ultimamente sembra che anche il programma di Antonio Ricci  si sia adagiato alle esigenze di una televisione sempre più trash, Striscia la notizia non si distacca dal suo obiettivo iniziale, cioè quello di proporsi come irriverente voce della verità capace di far emergere una realtà di solito a noi nascosta dall’informazione televisiva.

 
Significative le parola del regista Antonio Ricci al riguardo: “Per la prima volta nella mia vita provo un forte imbarazzo. Quello che è stato realizzato qui alla Triennale è davvero una cosa grande. Non so se la meritiamo. Entrando ho avuta la sensazione di stare male. è stato come entrare in una macchina del tempo. Ho rivissuto 20 anni di storia italiana ma soprattutto 20 anni di lavoro per me; temevo facessero un monumento a Striscia e invece non è stato cosi. è come entrare direttamente in 20 anni di storia ed entrare in quello che abbiamo fatto e nelle nostre malefatte”.[…] Mentre il nostro obiettivo ripetuto è stato sempre quello di smontare il meccanismo del linguaggio di televisivo, di mettere in dubbio che il telegiornale sia l’unica verità. Del resto noi siamo come piccioni sui monumenti, trasformarci in monumento sarebbe stata una tragedia“.

Per saperne di più si può andare sul sito di Striscia la notizia o sulla pagina del Guinness World Record dedicata all’evento.

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Un singhiozzo lungo una vita: Charles Osborne

9 aprile 2009

Milioni di persone farebbero a gara per entrare nel libro dei Guinness e iniziano duri allenamenti pur di vedere riconosciuto il proprio talento.
Altrettante persone vivono senza questa necessità e poi un giorno, senza averlo chiesto, diventano detentori di record. Tra queste persone c’è chi vive con orgoglio la situazione in cui si trova, e chi invece darebbe qualsiasi cosa pur di non avere tale riconoscimento.Della serie “Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”.

Come l’uomo che è stato colpito sette volte da un fulmine avrebbe fatto volentieri a meno del titolo di recordman, così anche Charles Osborne avrebbe preferito una vita normale.
All’età di 29 anni, nel 1922, il giovane Charles stava sollevando uno dei suoi maiali per ucciderlo quando, di colpo, iniziò a singhiozzare. Nulla di strano starete pensando. Sarà capitato a tutti di svolgere una banale azione quando improvvisamente è arrivato il singhiozzo. Qualche minuto di pazienza e questo passava.
La differenza è che al signor Osborne non è durato qualche minuto ma bensì 68 anni. Con una media di 40 colpi al minuto (passata poi con gli anni a 20 singulti al minuto)  per un totale di circa 430 milioni  di singhiozzi.
A causa di questa sua sfortuna Charles Osborne detiene il record per aver singhiozzato più a lungo.

Ma cosa ha scatenato questa “tortura”? Perché a Charles il singhiozzo non è passato dopo pochi minuti come capita in genere? Cosa succede quando ci viene il singhiozzo?

Il singhiozzo può essere provocato da bruschi sbalzi di temperatura, dall’ingerimento non corretto di un liquido, dall’eccessiva assunzione di bevande alcoliche che provoca il danneggiamento della mucosa gastrica che può irritare il diaframma o da tante altre cause per cui il nervo frenico che controlla le contrazioni del diaframma si altera e provoca delle contrazioni ripetute ed involontarie del diaframma. Il suono tipico del singhiozzo deriva invece dalla chiusura della glottide, la valvola che separa l’apparato respiratorio da quello digerente, ad ogni contrazione.

Dopo averle provate tutte il signor Osborne  decise di rinunciare all’idea che il singhiozzo cessasse: trattenne il fiato per un minuto (per bloccare il diaframma e limitare le contrazioni), bevve succo di limone, bevve acqua a testa in giù o a piccoli sorsi ripetuti,  annusò pepe per starnutire (il singhiozzo è incompatibile con lo starnuto), e provo tutti i metodi conosciuti al mondo per cessare di singhiozzare. Purtroppo invano.

Il singhiozzo, così come era arrivato, se ne andò un giorno. All’improvviso. Charles Osborne aveva 97 anni, e nel frattempo si era costruito una famiglia con moglie ed otto figli ed una vita relativamente normale (si sposò addirittura due volte).
Morì l’anno dopo a 98 anni a causa di una complicazione di ulcera probabilmente accentuata dagli effetti del singhiozzo.

La sua storia è la prova che si può vivere una vita comune anche se le circostanze non lo permettono e che non è mai tardi per perdere la speranza, neanche a 98 anni.

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Il Download Day di Firefox 3.0

7 aprile 2009

Battere un record può diventare un’ottima trovata pubblicitaria.

L’uomo-gatto, Edgar Muller, Cathie Jungs ed i loro stili di vita sono solo alcuni esempi degli effetti della notorietà che porta l’essere inclusi nel libro dei Guinness World Record.
Anche le aziende si inseriscono anch’esse in quest’ottica, come Mozilla Europe che si è lanciata anch’essa nell’impresa di aggiudicarsi un record mondiale.

Per promuovere la nascita di Mozilla Firefox 3, concorrente noto di Internet Explorer, la Mozilla Europe ha realizzato un Download Day il 17 giugno 2008, giorno in cui è stato possibile scaricare il software in anteprima e, allo stesso tempo, contribuire alla realizzazione del Guinness World Record. L’obiettivo era quello di far diventare il browser il programma più scaricato nell’arco di 24 ore superando la soglia dei 5 milioni di download.
Il numero di download è stato scelto arbitrariamente poiché non esisteva un record precedente, e questo a mio parere conferma la volontà di Mozilla di intraprendere una strategia commerciale più che di battere un record poiché da battere non c’è stato nulla.

 

Il record è stato realizzato grazie a download provenienti da ogni parte del mondo anche se gran parte dei contributi sono arrivati dagli Stati Uniti, seguiti da Spagna, Iran, Francia ed Inghilterra e ultima, ma non meno importante, Italia (ci siamo “classificati” al 7° posto con 240.000 download). Inevitabile il blackout che ne è conseguito a causa dell’immensa quantità di traffico riscosso: 8 milioni di download alla fine della giornata.
Alla fine del Download Day chi ha scaricato il software, oltre ad essere soddisfatto del record raggiunto grazie al proprio download, è entrato in possesso di un browser veloce nella navigazione e nella visualizzazione delle pagine con molti strumenti e gadget utili al suo utilizzo.
Ma ad essere stata ancora più soddisfatta è stata la Mozilla  che, con questo stratagemma, è riuscita ad arrivare nelle case e negli uffici di milioni di persone che probabilmente utilizzavano addirittura altri browser (come internet Explorer) e che senza la scusa del Download Day non si sarebbero forse mai avvicinate a Firefox mentre ora ne possono sfruttare le risorse.

Il potere di Internet!

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Uno street-paint da Guinness: Edgar Muller

5 aprile 2009

Da sempre ci siamo trovati di fronte all’eterno conflitto tra arte tradizionale e non. Ciò che non corrisponde ai canoni conosciuti e condivisi dalla maggioranza non è stato sempre immediatamente accettato e ha dovuto spesso fare i conti con giudizi negativi sul proprio modo di fare arte.


Nel XXI secolo le regole del “fare arte” sono state smosse e si è assistito a un continuo proliferare delle più disparate forme di espressione. Oggi la novità è difficile che faccia lo stesso scalpore che faceva una volta perché, con il fiorire della tecnica, ormai siamo abituati a tutto. Allora i nuovi artisti hanno dovuto cercare modi diversi di esprimersi per attirare l’attenzione del pubblico o dire la propria. Nasce così la street art, l’arte dei graffitari così chiamati nel linguaggio comune.

La street art ha origini lontane però. Già nel tardo Medioevo nascevano i primi Madonnari, ovvero artisti poveri ma talentuosi che riproducevano sulla strada immagini sacre di artisti famosi che, altrimenti, sarebbero state riservate alle vista dei ricchi committenti che le avevano commissionate.
Lavoravano all’aperto sui sagrati delle Chiese e vivevano degli oboli lasciati loro dai passanti e proprio per questo non sono mai stati visti come dei veri e propri artisti ma bensì come degli accattoni. Già allora però, come ad oggi, questi artisti non solo riproducono, ma con il loro gesto compiono un atto di denuncia portando all’attenzione del pubblico il fatto che non tutti possono godere della vista di alcune opere d’arte, per questo loro le riproducono.

Dal Madonnaro al graffitaro entrambi denunciano la società. Dal graffitaro allo street painter che invece nella società vi è immerso, e spesso ne è complice pubblicizzando prodotti con la sua arte. In ogni caso è arte che comunica e stupisce per il modo in cui è rappresentata.


Lo street painter più famoso al mondo, Edgar Muller, partecipando al Moose jaw Prairie Arts Festival, ha realizzato il dipinto su strada più grande del mondo guadagnandosi il record mondiale per lo street paint più grande del mondo: un’impetuosa cascata di 280 metri quadrati che ricopre tutta Riverstreet (letteralmente “strada del fiume”, traduzione dalla quale è derivata l’ispirazione per il dipinto).
Il signor Muller riesce a realizzare opere straordinarie e dal grande impatto visivo, che sconvolgono la percezione delle strade delle città in cui si reca, grazie alle tecniche dell’anamorfismo e del trompe-l’œil che farebbero invidia a studiosi della prospettiva come Filippo Brunelleshi o Leon Battista Alberti.

Il trompe-l’œil consiste nel dipingere su una superficie dando l’impressione che tale superficie non esista affatto, ingannando l’occhio (da qui deriva il suo nome).

L’anamorfismo consiste deformare il disegno di un’immagine per far sì che possa essere compreso solo se viene visto da una determinata angolazione ma conferendo un estremo effetto di tridimensionalità e verosomiglianza all’insieme.

Andando in giro per il mondo è possibile ammirare i numerosi capolavori di Muller e di molti altri artisti di strada che ancora oggi devono lottare contro i pregiudizi che da sempre li accompagnano poiché vengono accusati di imbrattare i muri e le strade delle città nonostante la loro arte si discosti dalla ‘malfamata’ arte dei graffitari. Anche nel loro caso però, quando si tratta di un muro colorato o di una scritta che rivela un modo di essere che non intacca alcun bene culturale, sono giuste le accuse? E’ giusto lasciare spazio proprio a tutti i modi di espressione?
Queste domande probabilmente non avranno mai risposta. Ma così come ci sono le accuse ci sono anche le reazioni, e quindi grazie a queste e a tante altre provocazioni non ci si stancherà mai di dire ciò che si pensa e di esprimerlo in ogni modo lottando contro i pregiudizi.

 

Per poter vedere alcuni dei suoi capolavori:

www.european-street-painting.com/thumbnails-album,13,Collection%20Edgar%20Müller.html

www.european-street-painting.com/

 

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Il Mozart dei nostri tempi?Adám Lörincz

2 aprile 2009

Di fronte al talento non c’è da chiedersi il perché.
C’è chi ci nasce e chi no. Chi  scopre di averlo da piccolo e chi invece non lo scoprirà mai.


Adám Lörincz, nato il 1°giugno 1988, all’età di 14 anni (e 76 giorni) ha composto il suo primo musical “Star of the king”, rappresentato il 16 agosto del 2002 a Szekesfehervar in Ungheria, e ora detiene il record per essere stato il più giovane compositore di musical.
 
Non ricorda qualcosa?
 
Nel XVIII secolo non esisteva ancora il Guinness World Record come istituzione, ma se vi fosse stato non vi sarebbero stati dubbi su a chi dovesse essere assegnato: a Wolfgang Amadeus Mozart, genio della musica.
Sin da bambino dimostrò un talento per la musica in generale tanto precoce quanto straordinario: a tre anni suonava il clavicembalo, a sei improvvisava anche sul violino e sull’organo, a cinque componeva. A dodici anni compose, su incarico di Maria Teresa e Giuseppe II,  la sua prima opera, “La finta semplice”.

Non si può paragonare ovviamente Mozart a Lörincz, ma ciò che è certo è che non sono due compositori qualunque. Uno dei due ha avuto la fortuna di nascere nell’epoca e nella nazione giusta dove l’ingegno e la novità erano visto con curiosità, l’altro la sfortuna di nascere in un paese arretrato dell’oltrecortina ed in un epoca in cui la novità non lascia il segno nella storia ma è un breve attimo di cui godere.
Ora di Adám Lörincz non si sa più nulla nel mondo musicale, nonostante continui a comporre
. Ho scoperto che ha addirittura l’account su facebook (anche se non è una cosa così straordinaria perché ormai ce l’hanno quasi tutti i possessori di un pc). Chissà se qualche vecchio fan si è ricordato di lui e gli ha ‘chiesto l’amicizia’?

E chissà quanti amici avrebbe Mozart!

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Al di là del dolore: il dottor Wei Schengchu

31 marzo 2009

Occupandomi di aggiornare questo blog mi rendo sempre più conto che i casi più particolari arrivano dalla Cina. Probabilmente c’è un legame con la concezione differente della vita in Oriente che rende alcune notizie particolarmente strane per gli Occidentali, mentre per gli Orientali magari si tratta di normale routine.
 
L’ultima notizia che mi è arrivata riguarda il sessantenne Dr. Wei Shengchu, agopuntirista  della regione del Guangxi Zhuang (Cina): egli detiene il record per il maggior numero di aghi conficcati nella propria testa.

Nel 2004, infatti, dopo esser venuto a conoscenza del caso dell’uomo con il maggior numero di piercing nel corpo che aveva espresso pubblicamente i dolore fisico che aveva provato  per battere il record del mondo, ha voluto dimostrare che è possibile arrivare a certi risultati senza sentirsi fisicamente male, e così si è conficcato 1790 aghi da agopuntura nel volto e sul cranio. Per provare che questa pratica non gli aveva inflitto dolore fisico è addirittura andato a spasso per le strade di Jiefangbei  con la testa ricoperta da aghi
Nel 2008 ha replicato, aggiundicandosi un nuovo record, arrivando a trafiggersi oltre alla testa, mani e torace con 2008 aghi per commemorare le Olimpiadi di Pechino.
 
Ma come è possibile non provare dolore fisico? Non è il primo caso di un uomo che sfida le leggi della natura. Fakir Musafar, account executive di una grande agenzia pubblicitaria e capo spirituale del movimento dei Modern Primitives, ha anch’egli deciso di sperimentare su di sé deformazioni corporali per esplorare gli stadi profondi del dolore fisico fino a superarlo in un turbine di estasi mentale grazie alla separazione dell’anima dal corpo. Per i Modern Primitives, infatti, se il corpo prova dolore, l’anima può distaccarsene e guardarlo soffrire da fuori, senza provare anch’essa male fisico.
Tornando al Dr. Wei Shengchu posssiamo ricondurre la sua esperienza a ben altra filosofia invece, ovvero quella della cura mediante agopuntura. Questa antica pratica, infatti, non provoca un grande dolore fisico come si possa pensare, eccetto un leggero pizzicore al momento dell’infissione.
 

L’agopuntura è una terapia i cui metodi risalgono all’antica medicina cinese che si basava sul principio che all’interno del corpo umano scorresse energia vitale grazie a tredici canali simili a corsi d’acqua come quelli che dividevano le risaie cinesi. Il corpo umano sarebbe quindi suddiviso da canali che possono anche chiudersi, con un conseguente squilibrio di forze. L’introduzione di aghi in determinati punti del corpo, e secondo determinate regole, può liberare le vie ostruite ed incanalare nuovamente l’energia ricostituendo l’equilibrio  del corpo.

E’ una filosofia ed una pratica medica molto complicata difficile da spiegare in poche righe ma queste sono utili a comprendere che il dottore in questione non solo ha studiato molto per arrivare dove è arrivato, ma che ciò che ha fatto probabilmente lo ha addirittura ritenuto utile al proprio benessere.
 
Il gesto del Dr. Wei Shengchu è stato ingigantito? Probabilmente si. O almeno è stato travisato: se la sua intenzione era di dimostrare la sua bravura nell’usare l’ago da puntura, il pubblico l’ha interpretato per lo più come un gesto di esibizionismo masochistico.

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Bernie Barker: una lotta contro il tempo

29 marzo 2009
 

Ci sono persone nel mondo che hanno successo nella loro vita,  persone che si godono la giovinezza e persone che non sopportano di essere sorpassate. Ci sono infine persone che non accettano di essere superate a causa del passare del tempo che porta via sia il successo che la bellezza dell’esser giovani.
 
Bernie Barker è il più anziano stripper del mondo, detentore del Guinness dei Primati alla voce Body Beautiful
. Dopo aver sconfitto un cancro alla prostata, alla veneranda età di 60 anni ha deciso di cambiare vita, e da ingegnere nucleare si è trasformato in spogliarellista all’hottest club Le Barre di Miami Beach in Florida, vincendo anche una trentina di trofei in sole sette anni.
 

Annie Blanche Banks, detta anche Tempest Storm era invece “Il petto più bello di Hollywood”,una delle donne più desiderate negli anni ’50. Ora Temspest Storm ha più di 80 anni, quindi noi ce la immagineremmo in pensione a preparare torte per i suoi nipotini. Invece, senza temere nè i segni del tempo né la concorrenza delle nuove starlette alla Dita Von Teese, Annie non ha manifestato alcuna intenzione di abbandonare le scene del burlesque e continua ad esibirsi  tra piume e paillettes.
 
Invecchiare fa paura perché ci si avvicina alla morte o per il decadimento fisico che ne consegue?
Ci viene sempre ripetuto che con la vecchiaia si diventa  più saggi, si acquisisce più esperienza, si impara ad affrontare in modo diverso i problemi, ma le persone continuano ad accettare a malincuore l’incedere inesorabile del tempo. Dietro a tutto questa esperienza e saggezza c’è quindi qualcosa che pesa più sulla bilancia? Forse pesa il fatto che il cervello arrivi a perdere, intorno agli 80 anni, anche il 10% dei neuroni rispetto al periodo giovanile, che la pelle perda circa il 6% dell’elasticità ogni anno, che nell’occhio il calo della vista inizia intorno ai 40 anni, che le articolazioni si irrigidiscano,che i muscoli si riducano, ecc…
Non è sempre semplice dire “Mi sento come se fossi un ventenne” quando presbiopia, ipertensione, adiposità viscerale e ipercoleserolemia iniziano a farsi sentire.
Molti ritengono che sarebbe meglio se la vita andasse al contrario, come ne “Il curioso caso di Benjamin Button ,perchè si pensa che con un corpo giovane potrebbe esser sfruttato meglio da una mente matura.
 
Chi ha parlato a Bernie Barker  dice che non gli darebbe più di 40 anni e che se si chiede a lui risponde che ne ha 25.
Bennie, come Annie, non hanno saputo accettare l’avanzare del tempo o forse l’hanno accettato, ma non  hanno voluto rinunciare alle gratificazioni del passato.
In fondo i limiti sono in genere un qualcosa che ci viene imposto dalla società o dalla nostra stessa mente: chi dice che un uomo di sessant’anni non può spogliarsi per soldi è perché pensa che non ci sia confronto tra un corpo di 20 anni e uno di 60. Tutti noi pensiamo così. Nella maggior parte dei casi, invecchiando, ‘auto-censuriamo’ il nostro corpo, consapevoli del suo decadimento, e questo perché sin da piccoli ci vengono mostrati modelli di bellezza che non superano, se non rari casi, i quarant’anni. Così si installa in noi l’idea che, superata quell’età, non si possa più essere apprezzati per le proprie doti fisiche. Il concetto di bellezza ,in realtà,  è relativo ed intrinseco ad ognuno di noi per cui non è così assurdo che sia Bennie che Annie riscuotano un discreto successo: Bennie Barker vanta tra le sue numerose fans Paris Hilton mentre  Tempest Storm, ritenendosi ancora bella e piacente, continua ad esibirsi in pubblico, incurante delle critiche (e degli acciacchi della vecchiaia).

 
A molti fa paura il pensiero di invecchiare e non sentirsi più riconosciuti come lo si era in passato: lo studioso teme il non esser preso più sul serio e la subrette di non esser più desiderata. Così c’è chi si mette da parte e chi al contrario vuole dimostrare di poter ancora competere perché ha ancora molto da dare e non si spegne con l’età. Chi si lancia, dopo una vita piuttosto monotona, all’avventura, chi non abbandona il passato a costo di apparire ridicola.
 
Si dice che ci sia un’età per tutto, ma vi sono tre modi di misurare l’età : l’età cronologica, ovvero l’età anagrafica; l’età biologica, ovvero l’età del corpo e l’età psicologica, ovvero l’età che si sente di avere e non sempre queste tre coincidono.